Gli anni di piombo si chiudono solo con la verità

CAMERA DEI DEPUTATIUNIONE FAMILIARI VITTIME PER STRAGI

DI CONCERTO CON

ASSOCIAZIONE MEMORIA DEI CADUTI, PER FATTI DI TERRORISMO, DELLE FORZE DELL’ORDINE E DEI MAGISTRATI 

ASSOCIAZIONE ITALIANA VITTIME DEL TERRORISMO 

Ancora una volta si parla di indulto senza che istituzioni e forze politiche sentano il dovere morale di consultare i familiari di chi è caduto sotto i colpi del terrorismo. Le proposte di indulto e di amnistia annullano la memoria delle vittime. Nel nostro Paese il fenomeno è ricorrente: la disattenzione sulle vittime e l’impegno concentrato sui carnefici.

Questa situazione paradossale che vede le vittime abbandonate a se stesse dalle Istituzioni centrali crea sicuramente una situazione di insofferenza e di fastidio tutte le volte che si parla di benefici nei confronti dei carcerati.

I reati commessi con finalità di terrorismo hanno una peculiarità: spesso chi li ha commessi e ha subito condanne non ha contribuito a una ricostruzione completa della verità.

Gli anni del terrorismo erano e sono rimasti anni opachi perché molti hanno custodito gelosamente segreti riguardanti stragi e omicidi eccellenti. Rimetterli in libertà o praticare sconti di pena significherebbe applicare una logica premiale rovesciata indegna di un paese civile.

Vediamo come personalità politiche che in passato avevano enormi responsabilità politiche istituzionali oggi siano tra coloro che difendono di fatto i terroristi, creando attenuanti ai loro atti criminali.

Una società realmente civile, uno stato davvero democratico non si fonda sul silenzio, sul ricatto, sull’insabbiamento di verità scomode, ma si sforza di mettere a punto quegli strumenti che permettano di colpire i mandanti e gli ispiratori politici delle stragi, del terrorismo e di coloro che, per salvaguardare il loro potere, hanno costretto il Paese a pagare, con centinaia di morti e feriti, un alto tributo di sangue.

Quello che i familiari delle vittime chiedono e pretendono battendosi sempre civilmente perché questo possa avvenire, è di poter arrivare agli esecutori, ai mandanti ed agli ispiratori politici della stagione del terrore e a chi, colpevole anche solo di inerzia ed incapacità, aveva la responsabilità anche politica di tutelare la vita di quelle donne e di quegli uomini morti o feriti.

E dov’è la certezza della pena che vari parlamentari sbandierano all’indomani di ogni delitto?

Senza questa certezza si viene meno al principio di responsabilità, base primaria di tutto l’ordinamento democratico.

Tutto questo offende le persone oneste che guardano la giustizia senza doppi fini, offende i familiari di tutte le innocenti vittime che non hanno potuto crescere e assaporare le gioie della vita, non hanno potuto coltivare l’amicizia, l’amore, che non hanno potuto raggiungere i propri obiettivi. Ma soprattutto non hanno avuto il tempo di chiedere ai loro sicari perché dovevano morire. I familiari delle vittime non hanno mai concepito e non concepiscono l’espiazione della pena come vendetta, ma come esito inevitabile di un percorso che vede nell’accertamento della verità il fine fondamentale oltre che forma di risarcimento davvero accettabile da parte dello Stato.

Purtroppo questa richiesta di giustizia, davvero elementare, è in gran parte rimasta inevasa. Ci sono persone condannate per reati gravissimi che da tempo hanno potuto lasciare il carcere senza che fosse sopraggiunta alcuna forma apprezzabile di ravvedimento, ravvedimento che, per quanto riguarda l’applicazione della legge, dovrebbe manifestarsi nel dire ciò che si sa, per chiudere definitivamente un’epoca di sangue.

Se è tollerabile che tali provvedimenti vengano adottati per reati comuni, è esecrabile che siano proposti per reati connessi al terrorismo, alle stragi e alla mafia. Il grido di allarme proveniente dai magistrati deve far riflettere quei politici che a cuor leggero vogliono estendere a tutti i reati i provvedimenti di clemenza.

Non è mai stata nostra intenzione indebolire le garanzie che permettono a un imputato di difendersi: abbiamo sempre chiesto che i diritti venissero applicati nella chiarezza, senza scambi inconfessabili tra criminalità e altri poteri.

Il terrorismo non è finito e l’omicidio di Marco Biagi ce lo ha appena dimostrato.

Noi siamo convinti che da questa stagione si possa definitivamente uscire solo mettendo al primo posto la verità. La ripresa a livello Parlamentare, della tematica della concessione dell’indulto e dell’amnistia che sono l’anticamera di veri e propri colpi di spugna per chiudere gli anni di piombo e del terrorismo è un fatto inaccettabile.

Non si può e non si deve, se vogliamo vivere in un Paese democratico, stravolgere la nostra storia che deve costantemente fare i conti col proprio passato.

Quegli anni si potranno chiudere solo con la verità e la giustizia.

Tutta la verità mettendo di fronte alle loro responsabilità coloro che hanno utilizzato il terrorismo e le stragi come strumento di lotta politica.

Il Parlamento deve sapere che i familiari non accetteranno l’oblio del silenzio dei colpi di spugna favoriti dall’incertezza della pena e continueranno costantemente a chiedere giustizia per far si che ogni responsabilità venga accertata.

I PRESIDENTI PAOLO BOLOGNESI – MARIELLA MAGI DIONISI – MAURIZIO PUDDU

Documento letto da Paolo Bolognesi nel corso della conferenza stampa tenutasi nella Sala Stampa della Camera dei Deputati