IL TIRRENO del 23/1/2013: Livorno, Marco Solimano resta fuori dalla giunta

 

il tirreno

Livorno, Marco Solimano resta fuori dalla giunta
Cosimi “addolorato”.
L’ex terrorista: tradito dal Pd

Dopo lo stop del Pd regionale e nazionale, Cosimi costretto a tornare sui suoi passi sulla scelta del nuovo assessore. L’ex Prima Linea si scaglia contro il Partito democratico: «La decisione era stata concordata»

LIVORNO. Marco Solimano non entra in giunta. L’ex esponente di Prima Linea, presidente dell’Arci di Livorno e garante dei detenuti, dopo le critiche del Pd regionale e nazionale, ha rinunciato all’incarico offerto dal sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi. Il quale ha annunciato in Consiglio comunale che in giunta entrerà solo Massimo Gulì.

IL SINDACO: IL GIORNO PIU’ DOLOROSO DAL 2009
«Pensavo e penso – ha detto Cosimi – che Marco Solimano, dopo l’uscita di Cantù, sarebbe stato il miglior assessore al sociale possibile. Forse qualcuno che sta nei palazzi con prebende importanti pensa che le persone che sono passate anche al vaglio degli elettori (Solimano è stato anche consigliere comunale, ndr) non possano ora ricoprire ruoli di giunta. Lo dico con dolore, la giunta vedrà l’ingresso di un solo assessore e avrà questo assetto fino alla fine della legislatura». Il nuovo ingresso a cui fa riferimento Cosimi è quello di Massimo Gulì, che avrà la delega all’ambiente. Il sociale viene diviso in due tra Carla Roncaglia (per la parte della case e delle graduatorie) e Bruno Picchi (che curerà i rapporti con Casalp e continuerà a seguire i piani di recupero).

«Sono amico di Beppe Mussari come sono amico di Marco Solimano – ha aggiunto il sindaco – e conosco bene il suo percorso. Quando ho pensato di nominarlo assessore non l’ho fatto per irriverenza nei confronti della memoria delle vittime del terrorismo ma perché pensavo e penso che fosse la persona giusta in quel ruolo». «Oggi – ha concluso – è la pagina più dolorosa dal 2009 a oggi. Marco Solimano resta comunque garante dei detenuti».

SOLIMANO SI SCAGLIA CONTRO IL PD
Lo stesso Marco Solimano, di fronte al divampare delle polemiche, aveva detto al sindaco di essere pronto a rinunciare all’incarico che gli era stato affidato proprio ieri. E questa mattina ha incontrato i giornalisti per dare la sua versione dei fatti. «Ero pronto ad accettare l’incarico con spirito di servizio e avrei lasciato la presidenza dell’Arci un minuto dopo. Questa scelta era stata condivisa con i vertici locali del Pd che l’avevano avallata. Quello che è accaduto dopo non era nelle mie previsioni. Mi aspettavo che ci fossero polemiche, anche legittime. Ma non mi aspettavo che le critiche venissero dal partito di cui sono stato fondatore». Ed è proprio contro il Partito democratico che si levano gli strali di Solimano: «Quando mi hanno candidato nelle liste dei Democratici di sinistra, nessuno ha avuto da ridire. Il Pd a quando pare deve recuperare terreno sul tema dei diritti che non vanno solo enunciati ma anche praticati».

Lungo lo sfogo di Solimano contor il partito: «Di fronte alla gravità e pesantezza delle dichiarazioni di Bruzzese (responsabile regionale enti locali del Pd), nonostante la rinnovata fiducia del sindaco e del Pd locale, ho deciso di rinunciare per tutelare il lavoro dell’amministrazione». «Anche perché – ha detto Solimano – rispetto ho verificato che rispetto al mio lavoro di assessore ci sarebbe sempre stato un vulnus».

SOLIMANO: HO PAGATO PER I MIEI ERRORI
Solimano (nella foto) per la prima volta dopo molti anni torna a parlare per la militanza in Prima Linea: «Tanti di voi 37 anni fa non erano nati. Io ho avuto un ruolo marginale in Prima Linea, sono stato condannato e ho pagato. Con la legge dell’86 si prese atto della fine di un’era storica e si cominciò a parlare di riconciliazione. Io già allora misi una distanza incolmabile tra me e la scelta di usare violenza nella politica. Oggi ho bisogno di tutelare la mia vita e la mia famiglia. In questo Paese si tende a cristallizzare la vita delle persone al momento dell’errore. Io riconosco a tutti la possibilità di cambiare, di darsi un’opportunità, di risentirsi parte di una comunità. Sono diventato padre e nonno. Ho riposizionato la mia vita. Non me la sento di dire ai carcerati che incontro ogni giorno come garante: sarai sempre un ex per tutta la vita. L’essermi ritrovato dopo 37 anni in questo tritacarne mi ha fatto pensare che i partiti, la società non sono ancora pronti. Vorrei ricordare a tutti che l’articolo 27 della Costituzione ci spinge a lavorare come comunità perché le pene abbiano un senso. Quello che accade in questi momenti ci ricaccia indietro».

RISPETTO PER LE VITTIME DEL TERRORISMO
Solimano conferma che continuerà a occuparsi dell’Arci e del ruolo di garante dei detenuti «con maggiore energia». «Nutro rispetto – aggiunge – per le associazioni delle vittime del terrorismo: loro hanno il diritto di dire qualunque cosa, ma quello di cui stiamo parlando oggi appartiene a una dimensione tutta politica». Durante la conferenza stampa Cosimi ha detto: «Continuo ad avere la stessa stima e fiducia nei suoi confronti» e ha aggiunto che non ci sono veti «anche se mi rammarico del clima culturale in cui non riconosco il mio modo di stare nella sinistra».

ANCHE L’ARCI SI MUOVE
Intanto il segretario regionale del Pd Andrea Manciulli ha chiamato il presidente regionale dell’Arci e oggi è attesa una telefonata tra il presidente nazionale dell’Arci e Solimano. Marco Solimano è presidente dell’Arci dal 2000 e per dieci anni è stato consigliere comunale prima con i Ds e poi con il Pd. Nel 2010 il sindaco Cosimi lo ha nominato garante dei detenuti. Fu condannato a 19 anni con sentenza definitiva e trascorse in carcere gli anni tra il 1980 e il 1987.

LA VEDOVA DEGLI ANNI DI PIOMBO: SENZA PAROLE
Dopo la notizia che il sindaco Cosimi stava per nominare Marco Solimano, ex esponente di Prima Linea, al Sociale, si erano infatti scatenate le critiche. A partire da quella di Mariella Magi Dionisi, vedova dell’agente Fausto Dionisi – ucciso nel ’78 da Prima Linea – e presidente dell’associazione «Memoria» che riunisce parenti di vittime del terrorismo: «Sono scelte che lasciano perplessi e senza parole – dice – a parte quelle che usò il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontrando i familiari delle vittime e cioè che ci vorrebbe il buongusto, da parte di chi prese le armi, di stare un passo indietro». Poi, in nottata, è arrivato anche lo stop del Pd regionale. “Una scelta inopportuna”, ha dichiarato in una intervista esclusiva al Tirreno il respondabile degli enti locali del Pd Toscano, Stefano Bruzzesi

LA TELEFONATA DI BRUZZESI A COSIMI
In tarda serata erano arrivate le telefonate degli esponenti regionali e nazionali del Partito democratico. Che rilevavano la non opportunità di nominare un ex terrorista in giunta, tantomeno durante la campagna elettorale nazionale. «Ho chiesto al sindaco di pensarci bene – ha spiegato al Tirreno il responsabile regionale degli enti locali del Pd Stefano Bruzzesi -. E gli ho detto chiaramente che a me una scelta del genere non sembra opportuna in un momento delicato come quello della campagna elettorale. Dopo il caos che si è scatenato al funerale di Prospero Gallinari, noi cosa facciamo? Nominiamo un ex terrorista condannato a 19 anni di carcere… Mi sembra quantomeno azzardato».