Lunedi 2 gennaio ore 11 a Firenze i solenni funerali della Presidente Mariella Magi Dionisi

  L’Associazione Memoria, anche su delega della figlia Jessica, comunica che i solenni funerali della Presidente Mariella Magi Dionisi si terranno martedì 2 gennaio 2024 alle ore 11 nella Basilica della Santissima Annunziata a Firenze, e saranno presieduti da Mons. Luigi Innocenti, Cappellano capo della Polizia di Stato di Firenze.

Alla cerimonia parteciperanno le più alte cariche civili e militari della città e i Gonfaloni di Comune di Firenze e Regione Toscana.

Chi vorrà rendere omaggio alla salma ed esprimere il proprio cordoglio alla famiglia potrà farlo dalle ore 8,30 alle ore 10,30 circa sempre del 2 gennaio 2024 nella cappella apposita del Commiato della stessa Basilica dove la salma arriverà direttamente da Salerno, dove si trovava in visita alla figlia e ai nipoti.

Morta la Presidente Nazionale Mariella Magi Dionisi: da oltre 50 anni impegnata nella Memoria delle Vittime del Terrorismo

Ci ha lasciati all’improvviso, ieri notte, a Salerno, città dove attualmente il genero è Prefetto e dove risiede la figlia Jessica, che era andata a trovare per le feste. Era Presidente e Fondatrice dell’Associazione che riunisce tutte le famiglie delle Forze dell’Ordine e della Magistratura vittime del terrorismo, impegno iniziato dopo la morte del marito ucciso a Firenze nel 1978 dai Terroristi di Prima Linea.

Mariella Magi, vedova dell’Agente Fausto Dionisi, se ne è andata a soli 68 anni (avrebbe compiuto gli anni il prossimo 29 gennaio), a meno di tre settimane circa dall’appuntamento che l’avrebbe vista rivivere, il prossimo 20 gennaio a Firenze, come accadde nel 1978, l’uccisione, da parte dei Terroristi di Prima Linea, del marito, l’Agente di Polizia Fausto Dionisi, Medaglia d’Oro al Valor Civile e Medaglia d’Oro Vittima del Terrorismo, barbaramente trucidato da una raffica di mitra in via delle Casine durante un agguato dei terroristi al carcere de Le Murate.

La morte è avvenuta a Salerno, dove attualmente risiede la figlia, anche lei in Polizia, e moglie dell’attuale Prefetto di Salerno, Francesco Esposito, già in servizio a Firenze, Pisa, Lucca; la morte è avvenuta a mezzanotte per una complicazione sanitaria.

Mariella sarà sepolta a Firenze assieme al marito Fausto nella tomba di famiglia presso il cimitero comunale di Peretola.

La Vice Presidente dell’Associazione Memoria, Silvana Perrone, vedova Graziosi, ancora sbigottita per la notizia di questa mattina ricorda come “con la perdita di Mariella Magi Dionisi, tutti noi dell’Associazione perdiamo non solo la colonna portante, ma una amica e confidente, che tanto si è spesa in questi quasi 40 anni di attività a portare avanti il ricordo di tutti i nostri cari, morti sotto il piombo dei terroristi e soprattutto nel cercare di avere giustizia e riconoscimenti da parte dello Stato per i nostri figli rimasti senza un padre perché hanno garantito la sicurezza dei cittadini e dello Stato. Le volevo bene, come tutti coloro che l’hanno conosciuta per questo suo instancabile impegno”.

“I terroristi – diceva sempre Mariella Magi Dionisi nelle varie interviste e dichiarazioni che gli venivano richieste dalle varie redazioni ogni qualvolta uno di loro ridiventava protagonista della cronaca, ritornando sotto la luce dei riflettori – dovrebbero fare un passo indietro, hanno parlato anche troppo in questi anni. Loro hanno ancora una possibilità di vita, i nostri cari no. Qualcuno se lo vuole ricordare questo? Non ci sono sentimenti di vendetta nella memoria. C’è la richiesta di verità e di giustizia, perché troppo spesso non abbiamo avuto né l’una né l’altra. I nostri morti, e noi con loro, hanno dovuto subire per molti anni una sottile, persistente forma di violenza contenuta nella dimenticanza e nell’oblio in cui ci avevano relegato e che abbiamo continuato a subire per più di 40 anni, in silenzio, pur non avendo mai cessato di credere nelle Istituzioni, magari essendo noi lo Stato più di quanto lo Stato lo fosse con noi. Abbiamo affrontato processi, con avvocati pagati da noi (per noi non c’era la possibilità del gratuito patrocinio come per i terroristi), processi dai quali non abbiamo avuto né verità certe né certezza della pena e della giustizia (sono stati liberati sin da subito, scrivono sui giornali, sono presidenti di associazioni umanitarie, eletti anche in Parlamento…).  Questo ci ha ferito, offeso, umiliato, annichilito, quasi quanto i colpi che hanno assassinato i nostri cari…Sono stati anni in cui molti tra i politici, uomini di cultura e dell’arte, associazioni umanitarie, mass-media hanno sempre gareggiato nell’occuparsi dei “poveri terroristi”, addirittura per aiutarli, soccorrerli e validarli, anche politicamente. Mai nessuno di essi si è però sognato di venire a vedere come stavano crescendo quei bimbi nati senza un padre, bimbi che muovevano i primi passi nella vita senza una mano alla quale stringersi e dalla quale chiedere e ricevere affetto. Cosi come non si saneranno mai, nella maniera più assoluta, le veloci attenzioni a favore dei terroristi: dal 1978 ad oggi ben 10 leggi sono state emanate (la famosa legislazione premiale) a loro favore, mentre solo 2 per le vittime!”.

Oggi l’Italia perde una donna e madre coraggiosa, amica fidata e seconda mamma per i tanti figli che hanno perso il loro padre per colpa dei terroristi.

Per questo suo impegno ultra quarantennale era stata insignita nel 2007 della onorificenza di Cavaliere della Repubblica e poi, nel 2013, per espressa nomina del Presidente della Repubblica di Ufficiale al Merito.

Mariella Magi Dionisi si era anche impegnata in politica, come Consigliera di quartiere per il Partito Socialista a Firenze, mentre professionalmente aveva iniziato come insegnante, crocerossina nella CRI, giornalista, per finire la sua carriera come dirigente dell’Autorità di Bacino del fiume Arno all’epoca del Prof. Raffaello Nardi, anche lui recentemente scomparso a luglio scorso.

VIDEO – Presentato a Firenze il libro “Anni Bui” di Salvatore Lordi sulle Famiglie Vittime del Terrorismo

Dedicato alle vittime, quelle cadute in servizio per mano del terrorismo da nord a sud, nel periodo più cruento in Italia, dal 1956 al 1980, e alle vite spezzate delle rispettive Famiglie, è il libro “Anni bui” scritto dal giornalista Salvatore Lordi.

Il volume, edito da Bibliotheka Edizioni, racconta in 536 pagine una lunga storia di dolore, segnata dalla ferocia di gruppi o movimenti rimasti nella memoria degli italiani. Non solo le BR, i NAR o Prima linea ma anche ad esempio l’irredentismo sudtirolese che solo negli anni sessanta mise a ferro e a fuoco l’Alto Adige lasciando sul terreno decine di uomini in divisa al confine con l’Austria.

C’è chi tratteggia la scena del suo matrimonio, chi ricorda una passeggiata al parco e chi, come i figli, i regali ricevuti al compleanno o uno scappellotto per non aver studiato.

“Sono entrato in punta di piedi e con rispetto nelle loro case dove, spesso, il mio sguardo veniva rapito dalle foto del loro caro poggiata su un comò e piano piano, al cospetto di quelle immagini, ho raccolto storie emozionanti di vedove e figli, cercando di far emergere vite straordinarie che, in molti casi, erano state deliberatamente cancellate dai ricordi”.

Il lungo lavoro raccoglie anche testimonianze dei vertici delle Forze dell’Ordine (Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza), ed è introdotto da una prefazione del magistrato Guido Salvini: “La ricerca di Salvatore Lordi – scrive Salvini – riempie una pagina vuota della nostra memoria, porta alla luce storie che sinora erano rimaste solo ricordi personali e familiari, a rischio di diradarsi e scomparire. Ma grazie a questo libro, che andrebbe letto anche nelle scuole, non sarà così”.

Il libro è stato presentato il 6 giugno 2022 a Firenze, alla presenza del Prefetto e del Questore, durante un incontro organizzato dalla sezione di Firenze dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato, presso la Caserma “Fausto Dionisi”, agente caduto in servizio durante un agguato da parte dei Terroristi di Prima Linea al carcere delle Murate il 20 gennaio 1978.

 

VIDEO – Cerimonia Nazionale 2022 in Parlamento per il Giorno della Memoria in ricordo Vittime del Terrorismo

Celebrazione del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella lunedì 9 maggio 2022 ha partecipato alla cerimonia di celebrazione del Giorno della Memoria dedicato alle Vittime del terrorismo nell’Aula di palazzo Montecitorio, che è stata aperta dagli interventi del Presidente della Camera, Roberto Fico e della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Nel corso della cerimonia si sono alternate le testimonianze di alcuni familiari di vittime del terrorismo: Mario Calabresi, figlio di Luigi; Luigina Dongiovanni, nipote di Franco, carabiniere deceduto nella strage di Peteano; Maria Cristina Ammaturo, figlia del Vice Questore Antonio, e Marina Orlandi, vedova di Marco Biagi.

Sono intervenuti lo storico Angelo Ventrone e gli studenti Luca Contini, dell’Istituto di istruzione superiore “Roberto Rossellini” di Roma, e Martina Spangher, del Liceo “Laura Bassi” di Bologna.

Dall’Archivio video dell’Associazione Memoria www.associazionememoria.it curato dall’Addetto Stampa Giornalista Franco Mariani.

FOTO GALLERY: Cerimonia Nazionale in Parlamento per la Giornata Nazionale in memoria Vittime del Terrorismo 9 maggio 2022

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella lunedì 9 maggio 2022 ha partecipato alla cerimonia di celebrazione del Giorno della Memoria dedicato alle Vittime del terrorismo nell’Aula di palazzo Montecitorio, che è stata aperta dagli interventi del Presidente della Camera, Roberto Fico e della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Nel corso della cerimonia si sono alternate le testimonianze di alcuni familiari di vittime del terrorismo: Mario Calabresi, figlio di Luigi; Luigina Dongiovanni, nipote di Franco, carabiniere deceduto nella strage di Peteano; Maria Cristina Ammaturo, figlia del Vice Questore Antonio, e Marina Orlandi, vedova di Marco Biagi.

Sono intervenuti lo storico Angelo Ventrone e gli studenti Luca Contini, dell’Istituto di istruzione superiore “Roberto Rossellini” di Roma, e Martina Spangher, del Liceo “Laura Bassi” di Bologna.

Dall’Archivio fotografico dell’Associazione Memoria www.associazionememoria.it curato dall’Addetto Stampa Giornalista Franco Mariani.

DOMANI 9 MAGGIO ORE 11 CERIMONIA NAZIONALE IN DIRETTA SU RAI 2

DOMANI ORE 11 CERIMONIA NAZIONALE IN DIRETTA SU RAI 2
 
DA MONTECITORIO CON I PRESIDENTI REPUBBLICA, SENATO, CAMERA DEI DEPUTATI….PER NON DIMENTICARE LE VITTIME DEL TERRORISMO.

VIDEO: Cerimonia Nazionale al Senato per il Giorno della Memoria dedicato alle Vittime del terrorismo 2021

Questo il testo del discorso pronunciato in Aula dal Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione del “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di analoga matrice” il 9 maggio 2021 in diretta televisiva su Rai 2.

Signor Presidente della Repubblica,

Presidente Fico,

Presidente Coraggio,

Gentili Ministri,

Gentili rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo,

Signore e Signori,

È con forte emozione che inauguro la cerimonia in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice.
Non era scontato, per l’emergenza sanitaria tutt’ora in atto, potersi ritrovare oggi in quest’Aula, alla presenza del Presidente della Repubblica e delle più alte cariche dello Stato, per rinnovare il nostro appuntamento con la memoria.

Un impegno che, in questo 9 maggio inedito e dominato dall’incertezza, vuole essere l’aspirazione di un intero popolo a ritrovare la propria unità nel ricordo.
Il ricordo di tanti cammini spezzati.
Il ricordo di una sofferenza che appartiene a tutti noi.

Dal 1969, anno della strage di Piazza Fontana, alla metà degli anni ’80 almeno quindicimila sono stati nel nostro Paese gli atti di violenza per motivi politici.
Quasi cinque episodi al giorno. Più di 360 morti. Oltre 4000 feriti.

Il terrore armato non ha risparmiato niente e nessuno.
Non ha risparmiato tanti cittadini onesti e valorosi, diventati un bersaglio dell’eversione per ciò che rappresentavano o per il loro impegno nelle Istituzioni e nella società.
Come Aldo Moro. Come Vittorio Bachelet, Guido Galli, Emanuele Tuttobene e Antonino Casu, coraggiosi servitori dello Stato assassinati per la loro instancabile difesa della legalità.

Non ha risparmiato donne, uomini e bambini senza colore politico.
Travolti dalla furia cieca delle bombe mentre passeggiavano nelle piazze delle nostre città o facevano la fila in banca; mentre erano in viaggio o in stazione attendevano un treno.

Non ha risparmiato i tanti italiani, militari o civili, colpiti dal terrorismo internazionale. Come i nostri soldati di Nassirya. Come i tanti soldati di pace caduti sotto il segno del tricolore, martiri di un odio e di una violenza che nessuna matrice ideologica potrà mai giustificare.

Le cicatrici di queste ferite sono parte del nostro DNA collettivo.
È un dolore che non si prescrive e che ci chiede oggi di proseguire con costante determinazione la strada per la verità e la trasparenza.
Perché tante sono le pagine ancora da ricostruire e i silenzi fanno spesso più rumore delle bombe.

Per la verità e la trasparenza tante associazioni nate per dare voce ai familiari delle vittime del terrorismo hanno continuato a lottare accanto alla magistratura, accanto alle commissioni di inchiesta.

E anche il Parlamento ha fatto la sua parte. Grazie ad una iniziativa condivisa con il Presidente Fico, abbiamo raggiunto un risultato storico: la rimozione del segreto funzionale dagli atti delle Commissioni di inchiesta che hanno lavorato sul terrorismo e sulle stragi.
Si tratta di 32 filoni di inchiesta, di circa 7400 documenti e di oltre centomila pagine di atti documentali, verbali, audizioni e resoconti nei quali è raccontata la storia costruita sulla paura e sulla strategia della tensione.
Il cammino di verità che abbiamo percorso insieme in questi decenni ci ha reso sicuramente più solidi e forti nell’affrontare i tanti nemici, interni ed esterni, di ieri e di oggi.

Siamo riusciti a sconfiggere i nemici di ieri, come il Presidente Mattarella ci ha ricordato, “grazie al sacrificio e alla rettitudine di molti e grazie all’unità che il popolo italiano ha saputo esprimere in difesa dei valori più profondi della propria civiltà”.

Anche in questa battaglia, le donne hanno svolto un ruolo fondamentale. Non a caso sono state due donne a promuovere il disegno di legge che nel 2007 ha portato all’istituzione di questa giornata. Due donne, come le senatrici Sabina Rossa, figlia del sindacalista Guido Rossa, e Rosa Villecco, vedova Calipari, che hanno saputo costruire sul proprio dramma personale una battaglia di civiltà.

Come loro, tante altre donne, tante madri, mogli, sorelle e nipoti, hanno lottato in questi decenni per ricostruire intere famiglie lacerate dal dolore. Hanno continuato a testimoniare che non è con l’odio, ma con le armi della giustizia e della democrazia, che si contrasta la violenza.
Il loro coraggio sia oggi un monito e un invito a non dimenticare e a non arrendersi mai.

Per onorare il sacrificio di tutti gli italiani che oggi ricordiamo e per continuare a costruire, giorno dopo giorno, nella verità e nella giustizia, un’Italia sempre più forte, sempre più libera e sempre più unita.

 

Giorno della Memoria delle Vittime del terrorismo: cerimonia domenica 9 maggio ore 11 nell’Aula del Senato in diretta su RAI 2

Il Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, domani 9 maggio alle ore 11 aprirà la cerimonia per la celebrazione del Giorno della Memoria dedicato alle “Vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice” che si terrà nell’aula di Palazzo Madama. All’evento, che vedrà la presenza in Aula del Capo dello Stato, interverrà anche il Presidente della Camera Roberto Fico.
Nel corso della cerimonia, nell’emiciclo si alterneranno le testimonianze di alcuni familiari di vittime del terrorismo e verranno proclamati i vincitori del Concorso del Ministero dell’istruzione “Tracce di memoria 2020-2021”.
Sarà quindi proiettato il video con l’illustrazione degli elaborati dei vincitori e interverrà il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
L’intero evento verrà trasmesso in diretta su Rai2 a partire dalle ore 11 e si potrà seguire in streaming sulla webtv (webtv.senato.it/webtv_live) e sul canale YouTube del Senato (www.youtube.com/SenatoRepubblica).

9 maggio 2021: Diretta su Rai 2 dal Senato per la cerimonia celebrativa per la Giornata Nazionale della Memoria in ricordo delle Vittime del terrorismo

Con la Legge n. 56 del 4 maggio 2007 il Parlamento Italiano riconosce il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, come Giorno della Memoria per ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno ed internazionale, e delle stragi di tale matrice.

Questa ricorrenza ricorda e tributa il riconoscimento dell’Italia alle Vittime e il sostegno morale e la vicinanza umana alle loro famiglie.

La cerimonia principale di domenica 9 maggio 2021 si terrà in Senato, nell’aula di palazzo Madama, alla presenza delle più alte cariche istituzionali con diretta televisiva su RAI 2 a partire dalle ore 11.

Nell’ambito dell’evento verranno premiate le scuole vincitrici del concorso nazionale Tracce di memoria – VII edizione (2020-2021), organizzato dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con la Rete degli archivi per non dimenticare, di cui fa parte anche l’Associazione Memoria,  e con la Direzione Generale Archivi.

Arrestati in Francia 7 ex terroristi latitanti e condannati definitivamente in Italia

Sette ex terroristi italiani rifugiati in Francia sono stati arrestati oggi, 28 aprile, a Parigi su richiesta dell’Italia, mentre altri tre sono in fuga e sono ricercati. I dieci sono accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni ’70 e ’80.

Gli arrestati sono Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti delle Brigate Rosse; di Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e di Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale.

I tre in fuga sono Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura.

L’operazione è stata condotta dall’Antiterrorismo della polizia nazionale francese (Sdat) in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale della Criminalpol e con l’Antiterrorismo della Polizia italiana e con l’esperto per la sicurezza della polizia italiana nella capitale francese.

La questione degli ex terroristi italiani rifugiati Oltralpe si è sbloccata con l’incontro a distanza l’8 aprile scorso tra i ministri della Giustizia dei due Paesi.

Quella degli Anni di Piombo è una ferita ancora aperta, l’Italia non può più aspettare, aveva detto la ministra Marta Cartabia, sottolineando l’urgenza di dare subito seguito alla richiesta di assicurare alla giustizia gli ex terroristi, prima che per alcuni scattasse la prescrizione.

Un’ esigenza compresa da Eric Dupond-Moretti , che per la prima volta per il suo Paese aveva ammesso la necessità di “fare presto”.  La data cerchiata sul calendario quella del 10 maggio, data in cui scatta la tagliola della prescrizione per l’ex brigatista Maurizio Di Marzio, che è uno dei tre ex terroristi in fuga. Per tutti gli arrestati di oggi si ferma il corso della prescrizione.

“Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta. La memoria di quegli atti barbarici- afferma il premier Mario Draghi – è viva nella coscienza degli italiani”. “A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime”.

‘Ombre rosse‘: così è stato chiamato dalle autorità francesi e italiane il dossier riguardante gli ex terroristi italiani arrestati questa mattina in Francia. Dei 7 fermati, quattro hanno una condanna all’ergastolo: Capelli, Petrella, Tornaghi e Manenti. Per Alimonti e Calvitti, la pena da scontare è rispettivamente 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Pietrostefani deve scontare una pena di 14 anni, 2 mesi e 11 giorni.

L’Eliseo, in merito all’arresto degli ex brigatisti italiani, ha precisato che la decisione del presidente Emmanuel Macron “si colloca strettamente nella logica della ‘dottrina Mitterrand’ di accordare l’asilo agli ex brigatisti, eccetto ai responsabili di reati di sangue’“. La compilazione della lista dei 10 nomi (7 arrestati e 3 in fuga) è il frutto “di un importante lavoro preparatorio bilaterale, durato diversi mesi – sottolinea l’Eliseo – che ha portato a prendere in considerazione i reati più gravi”.

“Il presidente Emmanuel Macron – ha fatto sapere l’Eliseo – ha voluto risolvere questo problema, come l’Italia chiedeva da anni. La Francia, anch’essa colpita dal terrorismo, comprende l’assoluto bisogno di giustizia delle vittime”. Inoltre, questa decisione – continua l’Eliseo – “rientra nella logica della necessità imperativa di costruire un’Europa della giustizia, in cui la reciproca fiducia sia al centro”.

Queste alcune note sugli arrestati:

GIOVANNI ALIMONTI – 66enne ex brigatista. Tra i vari reati per i quali è condannato c’è anche il tentato omicidio del vice dirigente della Digos di Roma Nicola Simone, avvenuto il 6 gennaio del 1982 e durante il quale lui stesso rimase ferito al braccio destro. L’ordine di esecuzione della pena è stato emesso dalla procura generale presso la Corte d’appello di Roma a marzo del 2008: deve scontare 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e la libertà vigilata per 4 anni per banda armata, associazione con finalità di terrorismo, concorso in violenza privata aggravata, concorso in falso in atti pubblici. Il mandato di cattura europeo emesso nei suoi confronti scade l’8 gennaio del 2022.

ENZO CALVITTI – anche lui 66enne ex brigatista, nato a Mafalda, in provincia di Campobasso. Deve scontare una pena di 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e la misura della libertà vigilata per 4 anni per associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. La sentenza è divenuta esecutiva a settembre del 1992, il mandato di cattura europeo nei suoi confronti scade il 21 dicembre del 2021.

ROBERTA CAPPELLI – l’ex brigatista, 66enne, è responsabile di 3 omicidi avvenuti a Roma: quello del generale dei carabinieri Enrico Calvaligi, ucciso l’ultimo dell’anno del 1980, dell’agente di Polizia Michele Granato (9 settembre del 1979) e del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981). A suo carico anche il ferimento di Domenico Gallucci (sempre a Roma il 17 maggio del 1980) e del vice questore Nicola Simone, il 6 gennaio del 1982, di cui è responsabile anche Alimonti. Deve scontare l’ergastolo con un anno di isolamento diurno per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato. Il mandato d’arresto europeo scade il 30 luglio 2022

NARCISO MANENTI – Il 64enne originario di Telgate, in provincia di Bergamo, è un ex dei ‘Nuclei armati contropotere territorialè e dal 1985 è sposato con la francese Christine Andrè Marie Hayotte. È stato condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Guerrieri, ucciso a Bergamo il 13 marzo del 1979. Manenti ha anche una condanna a 2 anni e 6 mesi per ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi e a 3 anni e 6 mesi per associazione sovversiva e banda armata. Il mandato di cattura europeo emesso dalle autorità italiane scade il 6 luglio del 2023

MARINA PETRELLA – la 67enne ex brigatista è responsabile, in base alle condanne, dell’omicidio del generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi, di cui è accusata anche Roberta Cappelli, del sequestro del giudice Giovanni D’Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, e dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Grego il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, dell’attentato al vice questore Nicola Simone (insieme a Cappelli e Alimonti). Il suo mandato di cattura europeo scade l’8 gennaio del 2022.

GIORGIO PIETROSTEFANI – il 78enne tra i fondatori di Lotta Continua e responsabile del servizio d’ordine del movimento deve scontare 14 anni, 2 mesi e 11 giorni per l’omicidio del commissario di Polizia Luigi Calabresi. L’ordine di esecuzione della pena è stato emesso il 15 luglio del 2008 dalla procura generale di Milano. il mandato di cattura europeo scade il 9 settembre 2023.

SERGIO TORNAGHI – Il 63enne, milanese, è anche lui un ex brigatista e tra i reati per i quali è stato condannato all’ergastolo c’è l’omicidio di Renato Briano, direttore generale della ‘Ercole Marellì. Tra le accuse anche partecipazione a banda armata, propaganda e apologia sovversiva, attentato con finalità di terrorismo e eversione, detenzione e porto illegale di armi, violenza privata. Il mandato di cattura europeo scade il 5 maggio del 2023.

RAI 3: trasmissione “Programmi dell’Accesso” con l’Associazione Memoria – 6 marzo 2021

L’Associazione “Memoria” protagonista il 6 marzo aprile 2021 della trasmissione di Rai 3 i “Programmi dell’Accesso”, con il Giornalista Franco Mariani, per parlare delle prossime cerimonie della Giornata Nazionale del 9 maggio in memoria delle Vittime del Terrorismo e per aggiornare la cittadinanza su quali sono ancora i latitanti degli anni di piombo rimasti impuniti grazie alla complicità di numerosi paesi esteri che hanno accolto i terroristi che in Italia hanno ammazzato inermi servitori dello Stato ma anche semplici cittadini.

GIOVEDI 14 MAGGIO 2020 ORE 21 memoriando.tv

GIOVEDI 14 MAGGIO ORE 21 – Diretta sul canale Youtube e Facebook, in diretta streaming, un evento per celebrare tutti insieme il passato 9 maggio “Giornata della memoria per le vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice”.
 
La diretta partirà alle ore 21,00 di giovedì 14 maggio p.v. ed avrà una durata stimata di circa due ore.
 
Anche la nostra Associazione “Memoria” parteciperà all’evento col proprio contributo.
 
Ad ognuno Associazione impegnata in questo particolare settore sarà data la possibilità di parlare per circa 6/7 minuti.
 
Ad introdurre la serata sarà il dottor Paolo Sciascia del Miur.
 
Il “leitmotiv” della serata sarà la Memoria: cosa significa per le nostre associazioni, come trasmetterla alle future generazioni e perché, come trasmetterla oggi ai tempi del Covid, quale futuro per le nostre memorie condivise.
 
Questa diretta nasce con l’intento di comunicare il senso della trasmissione della memoria e il suo futuro.
 
La regia sarà affidata a Giampaolo Mattei che gestirà gli accessi e i tempi mentre Giovanni Ricci modererà la diretta.
 
INVITIAMO TUTTI A SEGUIRE L’EVENTO!!!!!!!

9 MAGGIO 2020: MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA in occasione del Giorno della memoria delle vittime del terrorismo.

Mattarella: «Ricordare é un dovere»
 
«Nel “Giorno della Memoria”, che il Parlamento italiano ha voluto dedicare alle vittime del terrorismo, la Repubblica si inchina davanti alle vite spezzate dal fanatismo politico, dalle violenze di gruppi brigatisti e neofascisti, dagli assalti eversivi alle istituzioni democratiche e alla convivenza civile.
 
Tragicamente lunga è la sequela delle persone uccise negli anni di piombo: servitori dello Stato, donne e uomini eletti a simbolo di funzioni pubbliche, cittadini impegnati nella vita sociale, testimoni coerenti che non hanno ceduto al ricatto. Il legame della memoria rinnova e rafforza il sentimento di solidarietà con i familiari, ma richiama anche un impegno che vale per l’intera comunità.
 
Ricordare è un dovere. Ricordare le strategie e le trame ordite per destabilizzare l’assetto costituzionale, le complicità e le deviazioni di soggetti infedeli negli apparati dello Stato, le debolezze di coloro che tardarono a prendere le distanze dalle degenerazioni ideologiche e dall’espandersi del clima di violenza. Ed è giusto ricordare il coraggio di chi non si è piegato, di chi ha continuato a difendere la libertà conquistata, il diritto e la legalità, le istituzioni che presidiano la vita democratica. Il terrorismo è stato sconfitto grazie al sacrificio e alla rettitudine di molti, e grazie all’unità che il popolo italiano ha saputo esprimere in difesa dei valori più profondi della propria civiltà. La storia ci ha dimostrato che l’unità e la coesione degli italiani sono gli strumenti più efficaci di fronte ai pericoli più gravi.
Nel tempo sono state accertate responsabilità dirette e indirette. Gli autori dei delitti sono stati sottoposti a processi e condanne. Ma non ovunque è stata fatta piena luce. La verità resta un diritto, oltre che un dovere per le istituzioni. Terrorismo ed eversione sono stati battuti con gli strumenti della democrazia e della Costituzione: la ricerca della verità, dunque, deve continuare laddove persistono lacune e punti oscuri.
 
Il 9 maggio è il giorno in cui Aldo Moro venne ucciso. La barbarie brigatista giunse allora all’apice dell’aggressione allo Stato democratico. Lo straziante supplizio a cui Moro venne sottoposto resterà una ferita insanabile nella nostra storia democratica. Respinta la minaccia terroristica, oggi ancor più sentiamo il dovere di liberare Moro e ogni altra vittima da un ricordo esclusivamente legato alle azioni criminali dei loro assassini. Nel riscoprire il pensiero, l’azione, gli insegnamenti di Moro e di tanti altri giusti che hanno pagato il prezzo della vita, ritroveremo anche talune radici che possono essere preziose per affrontare il futuro».

9 maggio 2020: VIDEO COMMEMORATIVO per la Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime del Terrorismo

Al minuto 18.54 la testimonianza della nostra Associazione da parte della Presidente Mariella Magi Dionisi.

A causa dell’emergenza Coronavirus quest’anno sabato 9 maggio non si sono potute tenere in tutta Italia le trazionali cerimonie per celebrare la Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime del Terrorismo.

Per solennizzare l’evento le Associazioni dei familiari delle Vittime del Terrorismo hanno collaborato alla realizzazione di un videdocumente messo a disposizione delle istituzioni scolastiche di tutto il paese sul canale you-tube del Ministero dell’Istruzione.

Ministero dell’Istruzione
La Ministra
On. Lucia Azzolina

Ai Rappresentanti delle Associazioni
dei familiari delle vittime del terrorismo

desidero ringraziarvi per il contributo che ciascuno di Voi ha fornito alla celebrazione del “Giorno della memoria”, la ricorrenza riconosciuta dalla legge n. 56 del 4 maggio 2007 per ricordare tutte le vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice.

Grazie al vostro impegno è stato possibile realizzare un interessante filmato di approfondimento che, attraverso il canale YouTube del Ministero dell’Istruzione, verrà messo a disposizione delle nostre studentesse e studenti, dei docenti e anche di tutti i genitori che in questo momento difficile sono impegnati ad aiutare i figli nel loro percorso scolastico. Il filmato rappresenterà senza dubbio uno stimolo significativo per soffermare l’attenzione sulle vicende storiche del terrorismo, della violenza politica e della criminalità organizzata avvenuti nel nostro Paese dopo il 1946.

Nel ringraziare di cuore tutti Voi per aver contribuito a realizzare questa iniziativa, vi confermo che la collaborazione del Ministero con le Associazioni che rappresentate non si ferma con la celebrazione del 9 maggio.

Oltre a rinnovare il nostro Protocollo d’intesa, che è in scadenza, appena l’evoluzione dell’emergenza lo consentirà porteremo a termine la premiazione del concorso “Tracce di memoria”, un appuntamento che ritengo di grande importanza per le scuole e che ogni anno le impegna ad approfondire il tema della memoria delle vittime del terrorismo interno e internazionale.

Vi assicuro poi il massimo impegno per valorizzare i progetti che realizzate sul territorio e per fare in modo che lo studio e l’approfondimento di vicende che hanno così profondamente caratterizzato la storia recente del nostro Paese
trovi spazio nella attività didattica.

Per realizzare questi obiettivi confido nella collaborazione sempre competente e disponibile di ciascuno di Voi.

La Ministra
On. Lucia Azzolina

Lutto dell’Associazione Memoria per la morte di Giovanna Maggiani Chelli

E’ con grande dispiacere che l’Associazione Memoria comunica la morte, avvenuta la notte scorsa nella sua casa di La Spezia, dell’amica Giovanna Maggiani Chelli, Presidente dell”Associazione tra i familiari delle vittime della Strage di via de’ Georgofili, l’attentato mafioso nel cuore di Firenze che il 27 maggio 1993 causò cinque vittime, decine di feriti e ingenti danni. Morirono Fabrizio Nencioni e Angela Fiume con le figlie Nadia, 9 anni, Caterina, 50 giorni di vita, e lo studente Dario Capolicchio, 22.

Giovanna Maggiani Chelli aveva 75 anni ed era malata da tempo.

Negli anni si è battuta con inquirenti e opinione pubblica per fare piena luce sull’attentato.

Giovanna Maggiani Chelli, che era madre di una ragazza coinvolta nell’attentato, che fece parte della strategia stragista di Cosa Nostra nel 1992-1993, non perse mai un’udienza dei processi contro Riina e gli altri mafiosi.

“Perdiamo una amica – ha dichiarato Mariella Magi Dionisi, Presidente dell’Associazione Memoria – ed una valida combattente nella guerra sempre aperta del riconoscimento delle verità in tutte le stragi e nel riconoscimento della giusta condanna per chi ha volontariamente tolto, in modo del tutto arbitrario, la vita umana ad inermi vittime. Un riconoscimento che la Carta Costituzionale sancisce come diritto inviolabile,ma che poi nella realtà i nostri tribunali non sono riusciti ad assicurare alle tante famiglie che da decenni aspettano ancora Giustizia.. Giovanna Maggiani Chelli ha speso tutta la sua vita fino a che non si è spenta, consumata anche da questo dolore”.

I funerali si svolgeranno domani a La Spezia in forma privata.

Ai familiari le sentite condoglianze di tutti i membri dell’Associazione Memoria.

Il Presidente della Repubblica Mattarella: “Sia resa giustizia, con ogni atto utile, affinché tutti i terroristi scontino la pena loro comminata per gravi reati e che invece si sono sottratti con la fuga alla sua esecuzione”

 

Alla cerimonia in occasione del 40° Anniversario dell’uccisione di Guido Rossa da parte di terroristi a Genova il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso, 23 gennaio 2019, ha tra l’altro detto:

Continueremo a custodire la memoria dei tanti che negli anni di piombo sono divenuti bersagli inermi e innocenti del terrorismo brigatista, delle sue spietate filiazioni, dello stragismo della galassia dell’eversione neofascista.

È lunga la sequela di nomi e di vite spezzate.

Ancora ci chiediamo come sia potuto accadere. Ed è un interrogativo attuale per una democrazia che voglia saper vivere e affrontare le proprie contraddizioni, per impedire che forze oscure avvertano nuovamente la tentazione di tornare all’attacco.

A decenni di distanza, quell’impegno non può dirsi del tutto concluso. L’azione delle istituzioni per ristabilire piena luce, dove questa è ancora lacunosa, non può fermarsi. Così come una definitiva chiusura di quella pagina richiede che sia resa compiuta giustizia, con ogni atto utile affinché rendano testimonianza e scontino la pena loro comminata quanti si sono macchiati di gravi reati e si sono sottratti con la fuga alla sua esecuzione. 

Questo il testo del discorso del Presidente Mattarella:

Onoriamo qui, oggi, un uomo, un lavoratore, un delegato sindacale, un militante politico che, nel momento in cui forze eversive e oscure portavano il loro assalto sanguinario alla nostra convivenza civile, ebbe il coraggio di non guardare dall’altra parte.

Di non cedere alla meschinità della paura e della fuga dal senso di responsabilità di fronte alla minaccia e alla violenza.

Ha pagato, con la sua famiglia, il prezzo supremo di chi ha voluto tener fede ai valori della Repubblica.

Il terrorismo si definisce da solo per ciò che è: attacco vile alle persone, alla loro dignità, alla vita. Aggressione alle idee, intimidazione contro la libertà di ciascuno. Tentativo di abbattere le istituzioni poste a salvaguardia di tutti.

Guido Rossa non indugiò a chiedersi se toccasse proprio a lui contrastare il terrorismo. Seppe battersi per tutti.

Anche per chi preferiva fingere di non vedere.

Anche per chi stentava a capire cosa fosse in gioco nella drammatica stagione del terrorismo, più o meno mascherato dietro deliri ideologici e sigle di maniera.

Una esperienza che, ancora una volta, conobbero e dovettero combattere le principali democrazie europee.

E la democrazia prevalse, sorretta da un vasto sentimento popolare, dopo gli assassinii e i ferimenti di tanti concittadini, colpevoli solo di essere interpreti delle diverse forme in cui la nostra società si è liberamente organizzata.

Prevalse nel rispetto pieno delle regole dello Stato di diritto.

Prevalse senza cedimenti ai propositi di chi intendeva spingere l’azione dei pubblici poteri sul terreno della riduzione dei diritti e della repressione delle libertà.

La democrazia divenne più forte con il rispetto dei nostri principi e precetti costituzionali.

Si impose con il contributo fondamentale del movimento dei lavoratori – sicura riserva dei valori della Repubblica – che seppe, sull’esempio di Guido Rossa, rinsaldare le proprie fila e sfidare l’eversione là dove, come nelle fabbriche, pretendeva di costruire un consenso di massa puntando sul disagio sociale, ignorando il carattere profondamente democratico del movimento dei lavoratori.

Emerse oltre ogni dubbio, con il suo assassinio, il carattere ferocemente antipopolare, oltre che antidemocratico, del cosiddetto “partito armato”.

È con emozione – quindi – e con sentimenti di profonda riconoscenza, che partecipo, insieme a voi, a questo ricordo nella fabbrica in cui Guido Rossa ha lavorato e ha combattuto le sue battaglie civili.

La memoria è parte vitale della costruzione del nostro futuro. Non saremo mai veri protagonisti se non avremo la forza di riconoscere la continuità dei valori, degli ideali, delle conquiste sociali raggiunte nel cammino di cambiamento della nostra comunità.

Il progresso avanza sulle azioni degli uomini. Sul coraggio e sull’integrità di persone normali, come Guido Rossa, che al suo mestiere, alla sua competenza professionale, univa l’impegno nel sindacato. Non si proponeva di diventare un eroe ma voleva essere fedele a se stesso, a ciò che intendeva costruire per il domani della sua famiglia, del quartiere in cui abitava, della fabbrica in cui lavorava, dell’intera società.

Assumersi delle responsabilità è difficile, e può diventare pesante: ma l’Italia, a partire dalla Resistenza, si è basata su questa capacità, nel suo progredire.

Donne e uomini che hanno saputo in famiglia, sul lavoro, nella vita di tutti i giorni, assumere le proprie responsabilità, costruire il futuro.

Ecco perché oggi la Repubblica dice grazie a Guido Rossa e a tutti quanti hanno saputo rendere grande il nostro Paese.

Continueremo a custodire la memoria dei tanti che negli anni di piombo sono divenuti bersagli inermi e innocenti del terrorismo brigatista, delle sue spietate filiazioni, dello stragismo della galassia dell’eversione neofascista.

È lunga la sequela di nomi e di vite spezzate.

Ancora ci chiediamo come sia potuto accadere. Ed è un interrogativo attuale per una democrazia che voglia saper vivere e affrontare le proprie contraddizioni, per impedire che forze oscure avvertano nuovamente la tentazione di tornare all’attacco.

La nostra comunità ha superato la prova grazie alla propria coesione, rafforzata da quelle personalità e da quelle forze politiche e sociali che sono state capaci di ricostruire unità nei momenti cruciali. Grazie alla lungimiranza di uomini di governo e delle istituzioni rappresentative, alla dedizione di uomini delle forze dell’ordine, di magistrati, di sindacalisti, di insegnanti, di tanti cittadini che hanno saputo respingere la barbarie, la violenza, l’odio, la sopraffazione.

A decenni di distanza, quell’impegno non può dirsi del tutto concluso. L’azione delle istituzioni per ristabilire piena luce, dove questa è ancora lacunosa, non può fermarsi. Così come una definitiva chiusura di quella pagina richiede che sia resa compiuta giustizia, con ogni atto utile affinché rendano testimonianza e scontino la pena loro comminata quanti si sono macchiati di gravi reati e si sono sottratti con la fuga alla sua esecuzione. 

La democrazia è una condizione delicata, la cui cura viene affidata alle istituzioni ma, in misura non minore, è affidata alla responsabilità e ai comportamenti dei cittadini, in tutti i luoghi in cui si sviluppa la loro presenza. (…)

Il terrorismo disumano e totalitario la voleva piegare alla sua propaganda di violenza e di morte. Quel tentativo è stato respinto, battuto dal popolo.

La battaglia per la libertà non concede tuttavia tregua.

I fantasmi del passato sono sempre in agguato.

Contro di essi la coscienza internazionale dei Paesi democratici, della Unione Europea, ha il dovere di essere vigile e di essere forte.

Dalla nostra storia, dai testimoni di cui facciamo memoria, abbiamo imparato che la democrazia si difende se resta se stessa e non rinuncia ai propri valori, scolpiti nella Costituzione.

Arrestato terrorista Cesare Battisti: dichiarazione della Presidente Mariella Magi Dionisi

Questa la dichiarazione in merito all’arresto del terrorista Cesare Battisti della Presidente dell’Associazione “Memoria”, Mariella Magi Dionisi, vedova dell’Agente Fausto Dionisi ucciso il 20 Gennaio 1978 a Firenze da terroristi di Prima Linea durante un agguato al carcere de Le Murate in pieno centro cittadino.

 

“L’Associazione Memoria che raccoglie le famiglie vittime delle Forze dell’Ordine e della Magistratura per mano di terroristi, esprime i suoi rallegramenti a tutte le Forze dell’Ordine italiane che hanno lavorato bene e all’unisono per garantire la cattura del latitante e terrorista italiano Cesare Battisti, condannato all’ergastolo per quattro omicidi negli anni Settanta. Condividiamo appieno il pensiero del Capo dello Stato Sergio Mattarella che ha chiesto che sia garantito che ‘Battisti sconti la pena per i gravi crimini di cui si è macchiato in Italia e che lo stesso avvenga per tutti i latitanti fuggiti all’estero’. Veri e propri latitanti d’oro, che per anni hanno goduto – a differenza delle famiglie delle vittime con mogli rimaste vedove e piccoli figli orfani –  di protezioni politiche e omertà da diversi settori della società. Il caso Battisti è uno, ma ci sono tanti altri assassini ancora in giro all’estero. L’ingiustizia più grande è che ai terroristi è stata concessa l’occasione di costruirsi una nuova vita, mentre per quanti sono stati uccisi non c’è stata una seconda opportunità. Confidiamo nel fattivo impegno dei Ministri della Giustizia Alfonso Bonafede e dell’Interno Matteo Salvini per arrivare a tale traguardo, ormai atteso da molti da oltre 40 anni, perché in Italia, è bene ricordarlo, la Giustizia non è punitiva ma rieducativa”.

 

Esattamente 10 anni fa la Presidente Mariella Magi Dionisi aveva scritto all’allora Presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva sullo status riconosciuto a Battisti: “Non abbiamo dubbi che lei e il suo Paese sappiano bene che in Italia nessuno è, e mai sarà, desideroso di vendetta o di persecuzione nei confronti dei terroristi che non hanno esitato a uccidere uomini servitori dello Stato italiano. L’Italia non è un paese giustizialista – scriveva Mariella Magi Dionisi -, l’Italia per anni ha riservato anche agli ex terroristi pagine intere sui giornali o trasmissioni televisive. Qui i terroristi hanno sempre una seconda opportunità di vita. Per i nostri morti e per noi familiari non è stato così. Volevo solo farle sapere – conclude – che nessun familiare di vittima del terrorismo penserebbe di perseguitare o di attentare alla vita di un terrorista. Le nostre uniche armi sono la legalità, la democrazia e la nostra Costituzione”.

 

Ufficio Stampa
Giornalista Franco Mariani 328/8785360

 

I giardini di lungarno Aldo Moro a Firenze intitolati alle vittime della scorta perite in via Fani

Martedì 3 luglio a Firenze i giardini che costeggiano il lungarno Aldo Moro sono stati intitolati alle vittime della sua scorta, formata da 2 Carabinieri e 3 agenti della Polizia, morti nell’agguato teso dalle Brigate Rosse in via Fani a Roma il 16 marzo 1978.

Alla cerimonia erano presenti, insieme ai familiari delle vittime, il sindaco Dario Nardella, l’assessore alla Toponomastica Andrea Vannucci, l’assessore allo Sviluppo economico Cecilia Del Re, il questore di Firenze Alberto Intini, il Comandante Provinciale del Carabinieri Col. De Lisio, il presidente del Quartiere 2 Michele Pierguidi e lo scrittore Filippo Boni, autore del libro ‘Gli eroi di via Fani’.

“Da oggi e per sempre dedichiamo un pezzo di Firenze alle vittime di via Fani – ha detto il sindaco Nardella –, agenti della scorta che hanno dato la propria vita per difendere Aldo Moro ma soprattutto per servire lo Stato. Non vogliamo dimenticarli perché rappresentano un esempio per tutti gli uomini che ogni giorno rischiano la vita per difendere il proprio Paese. Abbiamo scelto un luogo molto vicino al lungarno Aldo Moro, un uomo che ha segnato la storia d’Italia e che in occasione del 40esimo anniversario della morte abbiamo voluto onorare lanciando la proposta dell’educazione civica obbligatoria nelle scuole, iniziativa che fu proprio di Aldo Moro ministro dell’Istruzione”.

“Con la scelta di questo luogo, adiacente al lungarno Aldo Moro, vogliamo ricordare anche fisicamente la vicinanza tra lo statista e gli uomini della sua scorta – ha detto l’assessore Vannucci – Un modo per dire grazie, anche attraverso la toponomastica, a questi servitori dello Stato che per mestiere rischiano la vita per garantire la sicurezza delle massima cariche del nostro Paese e quindi tutto il Paese. Questi uomini rimangono nei cuori di tutti i cittadini innamorati dalla Costituzione e della propria comunità”.

La decisione di intitolare i giardini agli uomini della scorta di Moro era stata annunciata nell’aprile scorso dall’assessore Del Re durante la presentazione a Firenze del libro di Filippo Boni ‘Gli eroi di via Fani’.

“Un gesto di memoria bello e importante per dar voce alle vittime di quella strage, per troppo tempo dimenticate e passate in secondo piano”, aveva detto l’assessore.

Si chiamerà dunque ‘Giardino Vittime di via Fani – 16 marzo 1978’ l’area verde tra il fiume Arno e i lungarni Giancarlo Bigazzi, Aldo Moro e Cristoforo Colombo.

Nell’occasione il Questore di Firenze ha annunciato che a breve sarà inaugurata una nuova caserma della Polizia di Stato a Firenze e che sarà intitolata all’Agente Fausto Dionisi, ucciso dai terroristi di Prima Linea il 20 gennaio 1978 durante un agguato in via delle Casine a Firenze per liberare dei loro compagni al carcere cittadino de Le Murate.

Riprese video di Franco Mariani
per il settimanale La Terrazza di Michelangelo © 2018

Morta Ilena Lattanzi, la vedova di Oreste Leonardi capo scorta dell’On. Aldo Moro

Ieri, martedì 29 maggio 2018, si è spenta a Roma, all’età di 86 anni, la signora Ileana Lattanzi, vedova del Maresciallo Maggiore dei Carabinieri Oreste Leonaordi (foto qui sotto), Capo Scorta dell’On. Aldo Moro, che venne ucciso dalle Brigate Rosse, assieme agli altri membri della scorta, in Via Fani la mattina del 16 marzo 1978 quando i terroristi rapirono Moro.

I funerali si terranno venerdì prossimo 1° giugno presso la Parrocchia del Buon Pastore in piazza Caduti della Montagnola Roma alle ore 10,30.

Alla vigilia del 40° anniversario del rapimento e dell’uccisione di suo marito, lo scorso 13 marzo, disse:”Non perdono gli uomini delle Brigate Rosse che hanno ucciso Moro e la sua scorta. Penso che per quella barbarie neanche loro siano riusciti a perdonarsi. Non e’ possibile commettere un atto del genere senza pentirsene per tutta la vita”.

Tredici anni fa invece, il 21 giugno 2005, così commentò al Corriere delle Sera la notizia che il Nicaragua aveva respinto la domanda di estradizione del Governo italiamo di Alessio Casimirri, uno degli assassini di suo marito: “Che vergogna, che tristezza. Ma dico la verità, io non ci speravo nemmeno un po’. Dopo che la domanda di estradizione di quell’assassino era stata respinta, beh, non m’ero fatta illusioni su questa seconda richiesta avanzata dal ministro”

La vedova di Leonardi all’epoca commentò duramente la vicenda, criticando come l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli si era comportato sulla vicenda: “Castelli quando deve tenere in carcere Adriano Sofri è bravissimo a trovare tutti i cavillini e i cavilletti. Si impegna, rovescia tutti i codici e quando poi pero’ si è trattato di riportare in Italia quell’assassino, quel killer di Casimirri, allora ho avuto la netta sensazione che si sia affidato alla routine. Ha fatto quello che doveva, certo, ma non una mezza mossa in più.La verità è che si dimentica. Purtroppo me ne accorgo sempre piu’ spesso”.

E non aveva risparmiato neppure di bollare con “uno schifo” le uscite in televisione degli assassini di suo marito, “che pubblicano libri, che partecipano ai dibattiti, omaggiati dai politici attuali, ossequiati dagli intellettuali. Uno schifo”.

Ai familiari della Signora Ileana Lattanzi le più sentite condoglianze da parte della Presidente Mariella Magi Dionisi e di tutti i Membri della nostra Associazione.

L’importanza della MEMORIA per Papa Francesco e il Presidente della Repubblica Mattarella

Recentemente, e a distanza di un giorno l’uno dall’altro, Papa Francesco (10 maggio a Loppiano) e il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella (9 maggio al Quirinale) hanno voluto sottolineare l’alto valore etico e l’importanza per il genere umano della MEMORIA.

“Quando un uomo o una donna chiude la chiave della memoria, incomincia a morire. Se tu non hai memoria, sei uno sradicato, una sradicata, non ci saranno dei frutti. Memoria: questa è la cornice della vita””””, è il messaggio di Papa Francesco.

Non da meno Il Presidente Mattarella: “ la Memoria è segno autentico di una comunità che ricorda gli eventi, lieti o dolorosi, che ne hanno attraversato la vita, che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici e di condividere, attraverso momenti difficili e anche dolorosi, un’ideale di persona e di giustizia”.

Papa Francesco ha ricordato come nella Lettera agli Ebrei si legga: «Richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa […]. Infatti […] avete accettato con gioia di essere privati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate la vostra franchezza – la vostra parresia, dice -, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza – di hypomoné, è la parola che usa, cioè portare sulle spalle il peso di ogni giorno -, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso» (10,32-36). Sono due parole-chiave, ma nella cornice della memoria. Quella dimensione “deuteronomica” della vita: la memoria. Quando, non dico un cristiano, ma un uomo o una donna, chiude la chiave della memoria, incomincia a morire. Per favore, memoria. Come dice l’autore della Lettera agli Ebrei: «Richiamate alla memoria quei primi giorni…». Con questa cornice di memoria si può vivere, si può respirare, si può andare avanti, e portare frutto. Ma se tu non hai memoria… I frutti dell’albero sono possibili perché l’albero ha delle radici: non è uno sradicato. Ma se tu non hai memoria, sei uno sradicato, una sradicata, non ci saranno dei frutti. Memoria: questa è la cornice della vita.

Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella: “Memoria di chi ha pagato con la vita la crudeltà del terrorismo, di chi ha servito le istituzioni e la nostra società, non cedendo al ricatto e alla paura, di chi ha tenuto alta la dignità, divenendo così testimone della libertà di ciascuno di noi. Ed è proprio la memoria a suscitare solidarietà. Anzitutto nei confronti dei familiari delle vittime, la cui sofferenza, tante volte, è stata aggravata da difficoltà materiali e da quotidiani sacrifici. Ad essi desidero far sentire la mia personale vicinanza, e quella delle istituzioni, consapevole che i sentimenti, che tutti noi oggi esprimiamo, nascono da un senso profondo di umanità e dalla comune coscienza civile. Questo Giorno vuol essere segno autentico di una comunità che ricorda gli eventi, lieti o dolorosi, che ne hanno attraversato la vita, che sa guardare al futuro proprio perché capace di collegarsi alle proprie radici e di condividere, attraverso momenti difficili e anche dolorosi, un’ideale di persona e di giustizia. Il nostro Paese è stato insanguinato, dalla fine degli anni Sessanta, da aggressioni terroristiche di differente matrice, da strategie eversive messe in atto, talvolta, con la complicità di soggetti che tradivano il loro ruolo di appartenenti ad apparati dello Stato, da una violenza politica che traeva spinta da degenerazioni ideologiche, persino da contiguità e intrecci tra organizzazioni criminali e bande armate. Tante, troppe persone sono state assassinate barbaramente e vilmente. Tanti nostri concittadini sono stati colpiti, feriti, hanno portato e portano ancora i segni di quella insensata brutalità. Donne e uomini delle forze dell’ordine, professori, studenti, magistrati, giornalisti, uomini politici, dirigenti d’azienda, commercianti, operai, sindacalisti, militari, amministratori pubblici. Sono divenuti bersaglio perché individuati come simboli, oppure perché l’odio ha preso la forma del desiderio di annientamento, del messaggio trasversale di morte. La logica criminale – e non poteva essere altrimenti – alla fine si è impossessata anche del più ideologico dei gruppi terroristici. I familiari delle vittime hanno dato un grande contributo per avviare la nostra società a una ricostruzione che svelasse le responsabilità, le possibili connessioni con interessi esterni al nostro Paese, le complicità, i disegni e gli obiettivi criminali. La sofferenza dei familiari è stata tradotta, nelle Associazioni a cui hanno dato vita, nell’impegno civile che ha aiutato la crescita di una consapevolezza collettiva. Non dimenticare significa anche fare i conti con questa storia che ha attraversato la vita della Repubblica e ha messo a dura prova quella costruzione democratica che il popolo italiano è riuscito a erigere dopo la Liberazione e che la Costituzione ha reso un patrimonio di valori, non soltanto di norme giuridiche. Non pochi di coloro che hanno seminato morte e violenza hanno finito di scontare la loro pena, e dunque hanno avuto la possibilità di reinserirsi nella società. Le responsabilità morali e storiche tuttavia non si cancellano insieme a quelle penali, e ciò impone un senso di misura, di ritegno, che mai come a questo riguardo appare indispensabile. Ci sono stati casi, purtroppo, in cui questa misura è stata superata, con dichiarazioni irrispettose e, talvolta, arroganti, che feriscono e che, insidiosamente, tentano di ribaltare il senso degli eventi, di fornire alibi di fronte alla storia. Questo non può essere consentito”.

Servizio di Franco Mariani